giovedì 17 ottobre 2019

STEP 5 - Il mito

CHIESA DI SAN GREGORIO ARMENO

Secondo le leggende della strada dei presepi, la chiesa nota come San Gregorio Armeno (o San Biagio Maggiore), fu costruita nel 930, nel luogo in cui sorgeva una chiesa fatta edificare da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, sulle rovine di un tempio pagano dedicato alla dea Cerere. Ma è molto più probabile che siano state le monache di San Basilio, nell’VIII secolo, a fondare il monastero, che nel 1009 fu unito tramite un cavalcavia a quello di San Pantaleone e San Sebastiano.

Le suore sarebbero giunte a Napoli guidate, o ispirate, da Santa Patrizia da Costantinopoli, in fuga dall’Oriente e con le spoglie di San Gregorio l’Illuminatore, patriarca di Armenia. La tradizione vuole infatti che dopo esser sbarcate sull’isolotto di Megaride (Castel dell’Ovo) ed avervi fondato un primo monastero, alla morte della loro fondatrice e per volere del duca bizantino Stefano, le monache ne portarono in processione il corpo. A un certo punto, secondo le leggende di San Gregorio Armeno, le due giovenche bianche aggiogate al carro funebre si arrestarono: l’avvenimento fu considerato volere della vergine Patrizia. Da qui la decisione di spostare il monastero proprio in quel luogo.

Chiesa di San Gregorio Armeno


MITO DI PERSEFONE

Prima di raccontare questo celebre mito greco, bisogna citare una scoperta, avvenuta nel 1600 ad opera dell’erudito Giulio Cesare Capaccio, di un bassorilievo posto all’altezza del piano di calpestio di via San Gregorio Armeno. Tale bassorilievo, nascosto tutt’oggi tra le bancarelle dei negozi, rappresenta una canefora, cioè una donna del culto di Demetra. La figura, panneggiata, porta nella mano destra un canestro (da qui canefora) e nella sinistra una fiaccola; secondo l’uso del culto, poi, indossa una corona sul capo.
Considerando che poco vicino, nei pressi di Piazza San Gaetano, sorgeva l’antico foro di "Neapolis" (Napoli per l'Antica Grecia), i più ritengono che il bassorilievo della canefora appartenesse ad un tempio dedicato a Demetra, collocato così nella zona centrale e sacra della città.

Canefora


Il culto di Demetra, in effetti, era molto sentito a Napoli, città da sempre caratterizzata da un’inclinazione verso l’occulto e il mistero. Demetra era la dea dell’agricoltura, quindi della morte e della rinascita ma, soprattutto, dei Misteri Eleusini, a cui solo gli iniziati potevano partecipare purché velati, in quanto, essendo mortali, non potevano assistere al miracolo della divinità.
Ma i rapporti non si limitano alla presenza del tempio di Demetra a San Gregorio Armeno: il mito stesso della dea è legato alla nascita della città. La figlia di Demetra, la dea Persefone, fu rapita dal dio Ade mentre coglieva dei fiori, seguita dalle sue ancelle. Secondo una tradizione, queste ultime sarebbero state accusate da Demetra di non aver impedito il rapimento della vergine, e così trasformate in Sirene, figure rappresentate dall'arte greca come metà donne e metà uccelli; secondo le Metamorfosi di Ovidio, invece, la trasformazione sarebbe stata richiesta dalle ancelle stesse, per cercare Persefone anche fra i flutti. Tra di esse, dunque, figurava anche la sirena Parthenope.

Ratto di Proserpina, Bernini


Sirene

Inaspettatamente, il culto di Demetra sopravvive anche nei nostri giorni, ma in forma culinaria. Gli alimenti sacri alla dea, infatti, erano l’uovo e il grano, cibi entrambi legati alla simbologia dell’agricoltura e della rinascita. 

Leggendo ancora le epigrafi antiche di Napoli, si intuisce che le donne legate al culto di Demetra avevano l’abitudine di preparare durante le feste della dea un dolce con uova e grano, proprio la base dell’attuale pastiera.

Pastiera


Nessun commento:

Posta un commento