lunedì 28 ottobre 2019

STEP 12 - I materiali della cosa

DI COSA SONO FATTE LE STATUETTE?

Come si sa, l'arte presepiale non è recente, bensì risale a secoli e secoli fa. Va da sé che anche i materiali con cui vengono realizzate le statuette sono cambiati nel tempo.
Si possono così trovare realizzazioni in legno, stucco, terracotta e cera, dipendentemente anche dal luogo della loro produzione.

L'Alto Adige, le Venezie e la Liguria, infatti, si sono specializzati nell'uso del legno, con cui spesso venivano realizzati solo la testa e gli arti dei vari personaggi, che venivano poi coperte con  vestiti realizzati appositamente per loro dai sarti.


Presepe ligure in legno e tessuti sartoriali


A Roma e a Napoli, invece, le stesse figure venivano, e vengono tutt'ora, create in terracotta, materiale diventato il più diffuso.


Presepe napoletano in terracotta

Ancora, in Sicilia si realizzarono addirittura caratteristiche statuine e presepi in rame e corallo.


Presepe siciliano in rame e corallo


Come si sa, benché sia nato in Italia, il presepe si è diffuso in tutto il mondo e, in base al paese, possiamo trovare materiali differenti per i personaggi.

Nella Francia provenzale i pastorelli sono costruiti con manichini lignei con mani, testa e piedi fatti in cera o in terracotta, segno della chiara influenza italiana.


Presepe francese in cera


Nell'Europa dell'Est, invece, si vedono statuette fatte in legno, carta o ancora ovatta.

Presepe polacco in cartone


Forse non sono molto diffusi come gli esempi che ho citato nel corso del post, ma esistono ancora presepi realizzati anche in gesso, come quelli africani, oppure ancora creati in vetro o in ceramica. 
Giusto a casa posseggo un bellissimo presepe della marca Thun, con le classiche figure paffute e colorate tipiche di questa famosissima marca, realizzate a mano in ceramica.

Presepe della Thun in ceramica

STEP 11 - La tassonomia della cosa

TASSONOMIA DIETRO LE STATUETTE PRESEPIALI E IL PRESEPE IN GENERALE


Il presepe, dal latino praesaepe, significa "greppia", "mangiatoia" o ancora "recinto", in quanto nell'Antichità vi venivano tenuti gli ovini e i caprini. Il significato che noi adesso associamo, invece, è quello che prevede, solitamente, una capanna con all'interno Maria, Giuseppe, Gesù Bambino, il bue e l'asinello. 
Ma cosa c'è dietro questo simbolo del Natale? E soprattutto come si è evoluta la tradizione dell'arte presepiale, sotto il punto di vista delle statue che lo popolano?

Prima di arrivare a parlare del presepe vero, quello fisico, quello che si tocca, dobbiamo tornare molto indietro nel tempo. I primi presepi, in fatti, non erano costruiti a mano nel vero senso della parola, bensì erano dipinti. La prima testimonianza arriva addirittura al III secolo D.C., precisamente dalle Catacombe di Priscilla sulla via Salaria a Roma.


Natività, Catacombe di Priscilla


Dal Quattrocento in poi sono stati numerosi gli artisti che hanno rappresentato la scena della nascita di Cristo, basti pensare alla "Natività" di Giotto e "L'adorazione dei magi" di Botticelli.


Natività, Giotto


Adorazione dei Magi, Botticelli


Ma torniamo ora alla tassonomia vera e propria delle statue del presepe. 
Con molta probabilità l'origine di tali statuette deriva da delle figure, i larii, gli antenati defunti che, secondo le tradizioni romane, vegliavano sul buon andamento della famiglia. Ogni antenato veniva rappresentato con una statuetta, di terracotta o di cera, chiamata sigillum (da signum: segno, effigie, immagine). Le statuette venivano collocate in apposite nicchie e, in particolari occasioni, onorate con l’accensione di una fiammella.In prossimità del Natale si svolgeva la festa detta Sigillaria (20 dicembre), durante la quale i parenti si scambiavano in dono i sigilla dei familiari defunti durante l’anno.
In attesa del Natale, il compito dei bimbi delle famiglie riunite nella casa patriarcale, era di lucidare le statuette e disporle, secondo la loro fantasia, in un piccolo recinto nel quale si rappresentava un ambiente bucolico in miniatura.
Larario romano


Tornando ai tempi moderni, il presepe è rimasto nella tradizione cristiana come vero e proprio culto irrinunciabile. Dapprima le statue erano quasi a grandezza naturale, per cui venivano allestiti i presepi in luoghi pubblici o di culto, come le chiese; in seguito il popolo sentì l'esigenza di possedere nelle proprie case questi elementi figurativi, che fosse la Sacra Famiglia, il bue e l'asinello, i pastori, i Magi e ogni altra figura rappresentativa del mondo contadino. 
Questa tradizione si è sviluppata in Italia e, in particolare a Napoli, città per eccellenza per la produzione di figure presepiali. E non parliamo solo di semplici statuette di terracotta inanimate: con l'avvento della tecnologia, gli artigiani napoletani hanno iniziato a costruire dei presepi meccanici, con tante figure tipiche del tempo di Gesù e dei tempi moderni dediti a compiere i loro lavori abituali, come il panettiere, il pizzaiolo, la donna che stende o lava i panni, e chi più ne ha più ne metta.


Pizzaiolo in movimento

Come ogni cosa di questo mondo, anche le statue del presepe si sono evolute nel tempo, prendendo sempre più le sembianze dell'uomo moderno, rivelando, oserei dire purtroppo, i molti aspetti negativi che lo caratterizzano. Ecco quindi che compaiono Maria e Giuseppe che si fanno un selfie davanti ad una capanna munita di pannelli solari, il pastore con lo smartphone in mano, i Re Magi che portano i loro doni, comprati online, con dei nuovissimi hooverboard al posto dei cammelli. 
Se sia vincente questa nuova idea moderna, non so dirlo; io rimango fedele alle statuette semplici e tradizionali, che non ci faranno mai dimenticare le nostre origini e gli uomini che eravamo nel passato.


Presepe moderno

giovedì 24 ottobre 2019

STEP 10 - I proverbi della cosa


"Quando fate il presepe siate sobri... è nato a Betlemme, non a Las Vegas!"

Non è semplice trovare dei proverbi relativi alle statuette del presepe, ma questo aforisma divertente resta comunque sempre vero e attuale. Qualche led che illumini la scena va bene, ma spesso si vedono in giro presepi talmente luminosi e colorati da disturbare chi li ammira. 
Il Natale è una festività gioiosa, ma è sempre bene rimanere sobri e non eccedere con l'entusiasmo per le decorazioni, per non risultare pacchiani.

STEP 9 - I nomi della cosa

COME SI DICE NEL MONDO


  • Italiano: statuetta del presepe
  • Dialetto napoletano: statuètt ro' presepè
  • Inglese: crib statuette
  • Francese: statuette de la creché
  • Spagnolo: estatuilla de la cuna
  • Tedesco: statuette der krippe
  • Russo: статуэтка детской кроватки
  • Cinese: 嬰兒床的小雕像


lunedì 21 ottobre 2019

STEP 8 - La cosa

LE STATUETTE PRESEPIALI

San Gregorio Armeno è conosciuta in Italia e nel mondo per l'arte presepiale, per le botteghe degli artigiani che si susseguono per tutta la via. 
Sembra quindi quasi scontato che io abbia scelto di soffermare la mia attenzione proprio sulle statuette del presepe, ma c'è una spiegazione dietro questa mia decisione.
Basta passeggiare una sola volta lungo questo percorso incantato per comprendere quanta passione, quanto impegno e quanta arte si nascondano dietro delle semplici decorazioni natalizie; ed è proprio questo che mi ha affascinata quando sono andata per la prima volta a Napoli, proprio sotto i giorni del Natale. 
L'atmosfera che si respira per San Gregorio Armeno ti trasmette una grande voglia di vivere. Vedere con i propri occhi che ancora oggi ci sia gente che compra con piacere il proprio presepe e le relative statuette, e non si limiti ad addobbare il classico albero in plastica, fa capire che nel mondo non si è persa del tutto una delle più belle tradizioni secolari, e che l'amore degli artigiani napoletani è ancora ripagato dai sorrisi della gente soddisfatta dei propri acquisti.
Questo è il motivo per cui ho scelto di analizzare, nel resto del mio blog, la storia delle statuette presepiali, nella speranza che, chi legge, possa sentire la voglia di visitare questo posto magico e, magari, trovare il proprio pezzo d'arte.


Presepe


STEP 7 - Un film

OPOPOMOZ
Opopomoz è un film d'animazione italiano del 2003 diretto da Enzo D'Alò.
Il film è stato distribuito il 5 dicembre 2003, da Mikado Film.
La storia del film è ambientata a Napoli, città natale anche del regista.

Trama:
Napoli: il piccolo Rocco è geloso per l'imminente nascita del fratellino Francesco, che arriverà il giorno di Natale. Sua Profondità, Satana, decide di approfittare dei sentimenti di Rocco per impedire la nascita di Gesù e invia tre suoi emissari, Farfaricchio, Scarapino e Astarotte. I tre diavoli fanno credere al povero Rocco che impedire la nascita di Gesù Bambino impedirà anche la nascita di Francesco, e fanno in modo che egli entri nel presepe per impedire a Giuseppe e Maria di arrivare a Betlemme. La parola magica che Rocco deve pronunciare per poter entrare nel è "opopomoz". Viene però inseguito da sua cugina, Sara, la quale gli fa capire che Satana lo sta usando. L'intervento di Sara e di alcuni personaggi permettono a Rocco di capire il suo errore; ma colpo di scena: arriva Satana che ipnotizza Rocco e Sara facendo in modo che la missione continui. Per fortuna vengono salvati da una canzoncina per cacciare Sua Profondità, e così facendo viene salvato quindi il Natale.

Locandina di Opopomoz

STEP 6 - Il nome del luogo

DA DOVE ARRIVA IL NOME DELLA VIA?

Via San Gregorio Armeno, anticamente chiamata "Via Agustale", prese il nome in passato prima di Via dell'Olmo, per tale albero che vi era situato nella piazzetta che incrociava, sul quale si appendeva il premio per il vincitore di una giostra a cavallo, e poi di "Via Nostriana", dal vescovo San Nostriano, che costruì delle terme per i poveri nel XV secolo.
Fu ribattezzata con il nome attuale quando, nella omonima chiesa, vi furono trasportate le spoglie di San Gregorio dalle monache armene.
Per tutti i Napoletani ed i turisti, Via San Gregorio Armeno è la strada dei presepai e dei pastorai. Per tutto l'anno si costruiscono presepi e vengono lavorate artigianalmente le statuette da collocare nel popolare Presepio. 
Su tale strade si incrociano la Chiesa di San Gennaro dell'Olmo, una delle chiese più antiche di Napoli, e la Chiesa di San Gregorio Armeno con l'omonimo chiostro.

giovedì 17 ottobre 2019

STEP 5 - Il mito

CHIESA DI SAN GREGORIO ARMENO

Secondo le leggende della strada dei presepi, la chiesa nota come San Gregorio Armeno (o San Biagio Maggiore), fu costruita nel 930, nel luogo in cui sorgeva una chiesa fatta edificare da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, sulle rovine di un tempio pagano dedicato alla dea Cerere. Ma è molto più probabile che siano state le monache di San Basilio, nell’VIII secolo, a fondare il monastero, che nel 1009 fu unito tramite un cavalcavia a quello di San Pantaleone e San Sebastiano.

Le suore sarebbero giunte a Napoli guidate, o ispirate, da Santa Patrizia da Costantinopoli, in fuga dall’Oriente e con le spoglie di San Gregorio l’Illuminatore, patriarca di Armenia. La tradizione vuole infatti che dopo esser sbarcate sull’isolotto di Megaride (Castel dell’Ovo) ed avervi fondato un primo monastero, alla morte della loro fondatrice e per volere del duca bizantino Stefano, le monache ne portarono in processione il corpo. A un certo punto, secondo le leggende di San Gregorio Armeno, le due giovenche bianche aggiogate al carro funebre si arrestarono: l’avvenimento fu considerato volere della vergine Patrizia. Da qui la decisione di spostare il monastero proprio in quel luogo.

Chiesa di San Gregorio Armeno


MITO DI PERSEFONE

Prima di raccontare questo celebre mito greco, bisogna citare una scoperta, avvenuta nel 1600 ad opera dell’erudito Giulio Cesare Capaccio, di un bassorilievo posto all’altezza del piano di calpestio di via San Gregorio Armeno. Tale bassorilievo, nascosto tutt’oggi tra le bancarelle dei negozi, rappresenta una canefora, cioè una donna del culto di Demetra. La figura, panneggiata, porta nella mano destra un canestro (da qui canefora) e nella sinistra una fiaccola; secondo l’uso del culto, poi, indossa una corona sul capo.
Considerando che poco vicino, nei pressi di Piazza San Gaetano, sorgeva l’antico foro di "Neapolis" (Napoli per l'Antica Grecia), i più ritengono che il bassorilievo della canefora appartenesse ad un tempio dedicato a Demetra, collocato così nella zona centrale e sacra della città.

Canefora


Il culto di Demetra, in effetti, era molto sentito a Napoli, città da sempre caratterizzata da un’inclinazione verso l’occulto e il mistero. Demetra era la dea dell’agricoltura, quindi della morte e della rinascita ma, soprattutto, dei Misteri Eleusini, a cui solo gli iniziati potevano partecipare purché velati, in quanto, essendo mortali, non potevano assistere al miracolo della divinità.
Ma i rapporti non si limitano alla presenza del tempio di Demetra a San Gregorio Armeno: il mito stesso della dea è legato alla nascita della città. La figlia di Demetra, la dea Persefone, fu rapita dal dio Ade mentre coglieva dei fiori, seguita dalle sue ancelle. Secondo una tradizione, queste ultime sarebbero state accusate da Demetra di non aver impedito il rapimento della vergine, e così trasformate in Sirene, figure rappresentate dall'arte greca come metà donne e metà uccelli; secondo le Metamorfosi di Ovidio, invece, la trasformazione sarebbe stata richiesta dalle ancelle stesse, per cercare Persefone anche fra i flutti. Tra di esse, dunque, figurava anche la sirena Parthenope.

Ratto di Proserpina, Bernini


Sirene

Inaspettatamente, il culto di Demetra sopravvive anche nei nostri giorni, ma in forma culinaria. Gli alimenti sacri alla dea, infatti, erano l’uovo e il grano, cibi entrambi legati alla simbologia dell’agricoltura e della rinascita. 

Leggendo ancora le epigrafi antiche di Napoli, si intuisce che le donne legate al culto di Demetra avevano l’abitudine di preparare durante le feste della dea un dolce con uova e grano, proprio la base dell’attuale pastiera.

Pastiera


STEP 4 - Citazioni

Un viaggio nel presepe


"Ma che cosa rappresenta per noi il presepe, che nella tradizione natalizia è, per così dire, il segno più evidente? E a cosa è dovuta la sua radicata persistenza nella nostra coscienza? Non è semplice rispondere a tali interrogativi al di fuori della convenzionale rappresentazione della nascita di Cristo e dei soliti luoghi comuni fermi a una visione edulcorata della nostra tradizione natalizia, o a un certo patetismo piccolo-borghese, di cui è infarcita tanta nostra letteratura.
Lo stesso presepe settecentesco, al di là del suo indiscusso valore storico e artistico, ridotto oggi a esibizione di mero collezionismo, di ostentato benessere economico, ha perduto ogni riferimento alla sua originaria espressione devozionale."

Roberto De Simone, Il presepe popolare napoletano, Torino: Giulio Einaudi editore, 1998, pp. 3.


Natale



Carattere notturno e infero del presepe


"L'impianto più tradizionale di presepe evidenzia un percorso in discesa su una struttura scenografica disposta frontalmente. Ma talvolta l'itinerario si sviluppa in senso circolare: vale a dire che la scenografia è costruita come una torre, sulla quale, dal punto più alto, si snoda una discesa a spirale che conduce alla grotta, sempre collocata nel luogo più basso.
In altri tipi ancora, il carattere misterico e infero viene espresso in senso labirintico, per cui il visitatore può camminare all'interno stesso della rappresentazione, allestita con l'intento di attivare un percorso magico e sotterraneo."

Roberto De Simone, Il presepe popolare napoletano, Torino: Giulio Einaudi editore, 1998, pp. 11.


La Grotta



Il presepe di Don Vincenzo


Registrazione effettuata il 16 dicembre 1979 a Napoli, nella bottega di Don Vincenzo di anni 67, costruttore di presepi.

DON VINCENZO
"Il presepio si fa solo per devozione; ci sta la nostra vita, dentro. Io scendo da una famiglia di presepianti, e costruivo pure i carri di Piedigrotta, ma il presepio lo sapeva fare pure mio nonno, e un mio prononno, che lo fece per un monaco a San Pasquale a Chiaia, e là lo trovate proprio tale e quale come lo fece lui, con le scese, le discese, la grotta e l'osteria.
Una volta, quando ero piccolo,  stavo di casa nei Vergini, e nei bassi, nei terranei, facevano il presepio, con tutte le regole antiche, di anni e anni, trecento, quattrocento anni fa, insomma, si faceva a mestiere d'arte. Mi ricordo che dopo la Befana, però, si toglievano i pastori, si levava dalla grotta il Mistero, e si mettevano dentro le Anime del Purgatorio, così si faceva. Il presepio si metteva fuori ai bassi e quelli che passavano gettavano due soldi - all'epoca erano qualche cosa - pure mezza lira, i più benestanti."

Roberto De Simone, Il presepe popolare napoletano, Torino: Giulio Einaudi editore, 1998, pp. 79.

La Madonna

venerdì 11 ottobre 2019

STEP 3 - Un libro

Al momento non risulta nei i tuoi piani organizzare un bel viaggio a Napoli per provare l'emozione di passeggiare per via San Gregorio Armeno? Bene, sono qui proprio per offrirti qualche buona lettura che puoi fare, per catapultarti col pensiero e con l'immaginazione in questo meraviglioso posto.


BIBLIOGRAFIA:


  • IL PRESEPE NAPOLETANO Dalle Origini a San Gregorio Armeno, Umberto Grillo, mondolibri editore, 2005.In questo testo di saggistica, lo storico e scrittore Umberto Grillo racconta la storia nascosta dietro l'antica tradizione dell'arte presepiale napoletana, dividendo la narrazione in quattro sezioni:

    1. L'eredità greca e romana;
    2. Il Presepe inteso come oggetto di tutta l'arte figurativa;
    3. Il miracolo di S. Francesco;
    4. Dal Settecento ai giorni nostri.

    Partendo da una narrazione storica, descrivendo che cosa abbia portato alla creazione delle famose statuette, arrivando a parlare delle botteghe artigiane di San Gregorio Armeno, l'autore ci accompagna in questo affascinante viaggio culturale, accompagnando la scrittura con delle meravigliose tavole illustrate.



  • Il presepe popolare napoletano, Roberto De Simone,
    Einaudi Tascabili editore, 1998.

    In un viaggio a più voci condotto nel cuore della tradizione, delle leggende popolari, dei giochi rituali e dei sogni, la penna musicale di De Simone, con il controcanto di 90 immagini tratte da un’antica smorfia settecentesca, risale fino alle origini precristiane del Natale. Una lettura che recupera il carattere notturno e infero del presepe e che racconta originali aspetti simbolici dei suoi personaggi. Storie e leggende favolose che vengono narrate, in parallelo, anche dalla viva voce di coloro che, ogni Natale, costruiscono, recitano, vivono il presepe. Nella seconda parte del libro, un altro viaggio attraverso testimonianze e interviste ci svela gli inattesi significati delle figurine presepiali. E dal momento che è difficile immaginare un Natale tradizionale senza tombole, gioco del Lotto, sogni e zampogne, chiudono il testo i 90 numeri della «tombola parlata» estratti, descritti e mimati la sera di Natale, nonché le note di una Ninna Nanna dedicata a tutti gli zampognari defunti.

    Fonte: 
    https://www.einaudi.it/catalogo-libri/antropologia-e-religione/antropologia/il-presepe-popolare-napoletano-roberto-de-simone-9788806171971/

giovedì 10 ottobre 2019

STEP 2 - Le cose

San Gregorio Armeno è forse una delle vie più popolari di Napoli, conosciuta in Italia e nel mondo per una sua grande caratteristica. È infatti costellata da botteghe di artigiani che da anni dedicano la loro vita ad un’arte magica, appassionante e che incanta tutti i turisti: l’arte presepiale. 
Che sia dicembre, aprile o agosto, le botteghe sono sempre aperte e ricche di decorazioni, piccoli edifici, statuette di persone e animali e tutto ciò che ci si possa sognare per realizzare il proprio presepe natalizio. 
Vuoi sapere cosa puoi trovare passeggiando per questa incantevole via? Non ti resta che leggere!

San Gregorio Armeno, Napoli


STATUETTE

Ovviamente, la prima cosa che un turista si aspetta di trovare sono le famosissime statuette del presepe, realizzate interamente a mano, dagli stampi alla pittura. A San Gregorio Armeno puoi trovare tutto ciò che ti occorre: Maria e Giuseppe, il Gesù Bambino, il bue e l’asinello, i Re Magi, i pastori con le loro pecore e molto altro. 

Sacra Famiglia, pastori e paesani

Quello che forse non è noto è che nel tempo gli artigiani hanno dato sempre più spazio alla loro fantasia, creando statuette sempre più originali, dai simboli di Napoli come Pulcinella a personaggi del mondo dello spettacolo, della politica, del calcio e persino il Papa!

Papa Francesco

Pulcinella



SFOGLIATELLE E BABÁ

Immagina questa situazione: sono le quattro del pomeriggio, stai passeggiando per la via dei presepi e inizi a percepire un certo brontolio nello stomaco. Cosa fai? Cerchi un posto in cui comprare qualcosa di buono. Sei a Napoli... non te la mangi una sfogliatella o un babà? 
Bene, a San Gregorio Armeno puoi trovare qualche piccola pasticceria che vende i dolci tipici, per soddisfare ogni tua voglia.

Puoi recarti da “Sfogliate e Sfogliatelle”, dove puoi acquistare una delle due creazioni celebri di questa città: la riccia e la frolla.


La Riccia
La Frolla

Se non sei amante delle sfogliatelle, puoi sempre optare per un altro dolce tipico: il babà.


Il Babá



SCARAMANZIA NAPOLETANA

Una delle cose che quasi tutti sanno è che i Napoletani sono molto scaramantici. Per questo motivo è loro usanza andarsene in giro con il Cornetto, oggetto dalle proprietà mistiche in grado di scacciare la sfortuna. 
A San Gregorio Armeno anche tu puoi acquistare uno di questi portafortuna... non sia mai che ti si attacchi il malocchio!


Il Cornetto napoletano



STEP 1 - Il blog, il luogo

INTRODUZIONE

Via San Gregorio Armeno è una delle numerose vie del centro della città di Napoli, un comune della Campania situato nel Sud Italia, che si estende per 119,02  kme che conta 972130 abitanti (dato delle Nazioni Unite del 2016).


COORDINATE GEOGRAFICHE

ALTITUDINE :          17 m s.l.m
LATITUDINE:           40°51'46"80 N
LONGITUDINE:       14°16'36"12 E


Immagine satellitare - Google Maps